Bollettino scolastico e pagella sanitaria
- Nick Mummybook
- 6 gen 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 26 gen 2022
Il Quotidiano del Sud - edizione Salerno - 6 Gennaio 2022
In uno stato d’emergenza, il corpo e la mente umana possono sostenere ritmi e condizioni di lavoro e di impegno eccezionali, recuperando poi tutte le risorse spese non appena si riprende il giusto passo. Ed anzi quel recupero, dopo essersi messi alla prova, è anche crescita, formazione, tempra del carattere. Ma l’emergenza, per definizione, è un fatto eccezionale e pertanto dovrebbe durare uno spazio limitato nel tempo. Insomma, la sfida, qualsiasi corpo e qualsiasi mente può accettarla ed anche vincerla, ma non si possono correre i 100 metri come se non ci fosse mai un traguardo. E, invece, al terzo anno dalla diffusione del Coronavirus, c’è di nuovo un malato illustre. Le si era chiesto di procedere a spron battuto, per non ammalarsi. E di vaccinarsi, per non ammalarsi. Ma nulla è servito a nulla. La Scuola si è ammalata. Gravemente. Non riesce più a fronteggiare l’emergenza. Vinta dall’astenia. Attualmente è di nuovo in terapia intensiva.
La prima volta entrava in ospedale a Marzo dell’anno scolastico 2019/2020. Sedata. Una scuola smembrata. Da una parte i docenti, dall’altra gli studenti. Quell’anno chiedevo ai miei alunni di scrivere un compito sulla felicità, per essere certa che stessero bene e che qualora fossero stati depressi, stanchi, distrutti, si sforzassero di cercare una nota di felicità nelle quattro mura di casa, non fosse altro che per scrivere un compito.
L’anno successivo la Scuola si allenava, nelle palestre del digitale, una fisioterapia forzata per fare comunque lezione. Tutti i docenti, tutti, anche i più affezionati alla lavagna con i gessetti colorati e alla matita rossa e blu, anche quelli a un passo dalla pensione, ne uscivano vigorosi e rinnovati. La Scuola mostrava la straordinaria forza del suo sistema immunitario. Quell’anno mia figlia Sandra iniziava la primaria e - miracolo della dad - imparava a scrivere e a leggere e fare di conto, a distanza, sola, con le maestre e i suoi nuovi amici. Il viso curioso, su un colletto bianco, in un quadratino del tablet, la mente accesa dall’amore delle insegnanti.
Poi una terapia sbagliata, un errore di valutazione. Ma si sa, la medicina è una scienza empirica, figurarsi poi con un nuovo virus. La Scuola ha cambiato cura ed è passata dalla dad alla ddi, stessa posologia, ma metà classe in un’aula, metà nell’altra, poi la quarantena ora per una classe, ora per un’altra. E allora il docente da scuola e i ragazzi a casa. O alcuni a scuola ed altri a casa. Una terapia che ha compromesso il sistema cerebrale: servono menti lucide, perché il corpo Scuola stia in forma! Senza considerare che all’effetto placebo dell’amore per l’insegnamento si è sostituito l’effetto nocebo, iniettato a grandi dosi dalla paura, per alcuni dalla paura di morire, per altri dalla paura di vivere.
E allora hanno attaccato la Scuola alle macchine. Strumenti che all’improvviso suonano. Un cicalino che ti aspetti di vedere arrivare, da un momento all’altro, una squadra di medici pronti per un salvataggio all’ultimo secondo, e invece basta aprire le finestre e far cambiare l’aria. Farà freddo, direte: a scuola si va in inverno! Sì, a volte fa freddo. Ma lo stato di salute del pianeta Terra è più grave di quello della Scuola. E, grazie al surriscaldamento climatico, la Scuola non muore di freddo!
Attaccata alle macchine, com’è consuetudine in ogni terapia intensiva, l’igiene è una priorità. Il professore arriva con la mascherina che non è neanche più la chirurgica, ma la FFP2, si igienizza le mani, e se prende una penna, sembra che abbia in mano un bisturi.
La Scuola attualmente è gravissima, anche perché l’equipe medica non è compatta nel prendere decisioni e in questo tira e molla, di diversi punti di vista, alla Scuola manca il respiro, fermo nella sospensione farmacologica, prima di una nuova decisione da elettroshock, una di quelle dell’ultimo minuto.
La soglia di sopportazione del dolore per la Scuola è alta, ma per quanto tempo? Certo è un corpo sempre giovane, attaccato alla vita, con la forza degli adolescenti e dei bambini e con la sana follia degli insegnati. La Scuola ha un notevole istinto di sopravvivenza. Ed è solo merito suo, se non è finita, già da tempo, nella cronaca nera dei casi per malasanità. La Scuola, nonostante tutte le cure sempre negate, è forte, tosta, gagliarda. Sarà dimessa e tornerà migliore di prima. Ma un appello a chi stabilisce il protocollo va fatto: nessun accanimento terapeutico, per favore! La Scuola, se si salva, si salva da sola.
Nicoletta Tancredi

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